53 anni, trenta dei quali (anzi, qualcuno in più) passati nell’azienda di famiglia, quella che ha fondato suo padre, Franco Giacomini, “un uomo che è stato di esempio per tutti noi, la cui unica e grande passione era il lavoro. E al lavoro si è dedicato fino all’ultimo”.
Ha iniziato giovanissimo Luca Giacomini, Responsabile Marketing di Impertek, subito dopo il militare.
Quando è nata, l’azienda non si chiamava Impertek a dire il vero e si occupava principalmente di posa, poi l’intuizione di Franco e il cambio di rotta: da posatori a produttori di componentistica per l’impermeabilizzazione e supporti per pavimentazioni sopraelevate.
Luca ha mosso i primi passi nel mondo della posa, per poi passare in magazzino, a occuparsi di logistica, dopo la svolta, e poi “fuori”, a vendere: “Una bella gavetta - mi racconta - pensa che, a distanza di tempo, mi capita ancora di essere contattato da qualche rivenditore che si ritrova in showroom un catalogo di “piedini” con attaccato il mio bigliettino da visita”.
Infine il marketing, l’amore della maturità, ma forse non l’ultimo. Ecco com’è andata la nostra chiacchierata.
C’è stato un momento di svolta nel tuo percorso professionale?
Uno dei momenti forse più importanti è stato quando mi sono staccato dal magazzino e dalla logistica per seguire quello che era l’albore del mondo dei supporti per pavimenti sopraelevati, inizialmente girando door to door tutte le rivendite di ceramica e di parquet e gli showroom di finiture in generale. All’epoca mi dividevo tra gli showroom e le varie fiere di settore, in Italia e all’estero. È stato un periodo molto ricco e intenso di esperienze che hanno portato a una crescita importante del mio bagaglio personale. Ho avuto la fortuna di girare praticamente tutto il mondo e di venire a contatto con realtà e sistemi di lavoro completamente differenti da quelli utilizzati in Italia, ma anche in Europa. Un periodo indimenticabile, soprattutto adesso che, per lavoro, sono chiamato a viaggiare di meno per lasciare più spazio ai nuovi collaboratori, molto più giovani e bravi di me… Mi manca talmente tanto il fatto di viaggiare che cerco di recuperare organizzando qualche fuga nei fine settimana e nei ponti, appena se ne presenta l’occasione.
Com’è cambiato, se è cambiato, il tuo modo di lavorare in questi ultimi anni?
Il mio lavoro, ma credo quello di un po’ tutti noi, è iniziato a cambiare negli ultimi dieci anni, anche se questo processo ha avuto una forte accelerazione dopo la pandemia, ovviamente: meno spostamenti, maggiore concentrazione nella pianificazione di riunioni a distanza, con la conseguenza di ottimizzare tempo e risorse preziose. Credo che anche il mondo delle manifestazioni fieristiche si stia confrontando con questo cambiamento. L’altro aspetto riguarda il benessere in azienda: le nuove generazioni ci insegnano molto su questo aspetto.
A proposito di benessere…Qual è lo stato di salute della tua azienda: come avete chiuso il 2023?
Sembrerebbe buono! Dal punto di vista del fatturato, abbiamo chiuso con un +5% circa di crescita rispetto al 2022, che sembra poco, ma vista la congiuntura economica attuale e la crescita anomala del mercato nei due anni precedenti mi fa dire che non è poi così male come risultato. Credo però che il polso di un’azienda si misuri anche con altri indicatori, oltre a quelli finanziari o di conto economico: la capacità di analizzare il mercato, gli obiettivi da perseguire, la capacità di modificare la propria struttura e adattarsi a situazioni sempre nuove e in continua evoluzione. Trovo che la capacità di adattamento e la propensione al cambiamento siano grandi sintomi di intelligenza aziendale.
Un traguardo lavorativo che ti rende particolarmente orgoglioso?
Gli ultimi due anni sono stati davvero molto intensi. In azienda abbiamo avviato molti progetti che hanno coinvolto tutti i reparti in modo trasversale, richiedendo una quantità di risorse davvero enormi. Mi piace ricordarne due o tre, partendo dalla riorganizzazione interna, con una serie di attività che hanno ridisegnato tutta la struttura aziendale, passando da un organigramma tipicamente da azienda familiare a uno di tipo manageriale, che ci consentirà di gestire tutti gli aspetti aziendali in modo ottimale, efficiente e veloce. Di questo passaggio sono particolarmente orgoglioso, perché è stato voluto e spinto fortemente da me. Devo invece ringraziare Roberto, mio fratello, che ha sostenuto un passaggio importante, la riorganizzazione della logistica e della produzione, introducendo la tecnologia 4.0, con un magazzino orientato all’automazione, in grado di efficientare e velocizzare un reparto già molto reattivo. Anche la produzione ha visto dei miglioramenti, con la sostituzione del 70% del parco presse e l’inserimento di nuove linee di produzione con sistemi di assemblaggio automatizzati. A Riccardo, l’altro mio fratello, va infine il merito di aver dato una spinta a tutta la parte amministrativa, con controlli di gestione e strumenti finanziari che ci hanno permesso di realizzare investimenti davvero molto importanti per il raggiungimento di tutti gli obiettivi aziendali a medio e lungo termine. Come ti dicevo, sono stati due anni davvero molto intensi, ma ricchi di soddisfazioni e crescita, sia a livello personale che aziendale.
Qual è oggi, a tuo parere, la sfida più grande per un imprenditore del comparto edile?
A mio avviso la nuova sfida – in generale per gli imprenditori di tutti i settori credo - riguarda la gestione dei collaboratori, del personale aziendale, valorizzandoli, creando un ambiente di lavoro sereno, attento alle esigenze di tutti, senza limitarsi a sviluppare fatturato o business, ma impegnandosi nel creare una rete tra i collaboratori e gli stakeholders, anche con attività che stimolino la cultura della circolarità, del rispetto della diversità e della sostenibilità ambientale e sociale.
A questo proposito, la tua idea di sostenibilità?
Credo che il concetto di sostenibilità sia composto da tre fattori differenti, ma collegati: crescita, progresso e sensibilità. Se aumentiamo il fatturato della nostra azienda, abbiamo una crescita; se lo facciamo con l’aiuto dell’etica, della disciplina e del rispetto delle regole, parliamo di progresso. Se al progresso aggiungiamo umanità, attenzione all’ambiente e alle persone, allora parliamo di sostenibilità. La sostenibilità parte dalle persone e dall’ambiente.
Sei in questo settore da un bel po’ di tempo, ti diverti ancora?
Fortunatamente mi diverto molto di più ora che non in passato. Un po’ perché lavorare nel marketing permette di attivare tutta una serie di processi che stimolano la mia creatività e la voglia di giocare, cercando di presentare i prodotti sempre con una prospettiva differente. Un po’ perché ho la fortuna di lavorare con un team giovane, determinato e molto affiatato da cui trarre ogni giorno un valore aggiunto. Un po’ perché, di recente, ho iniziato a occuparmi (ad interim) anche del personale e di quello che riguarda la sua gestione e il benessere in azienda.
Quindi il marketing non è l’ultimo amore…
Occupandomi di personale mi sono ritrovato a percorrere strade completamente nuove e ad attivare una serie di nuovi “esperimenti”, progetti e attività, che non mi consentono di annoiarmi. Lavorare con le persone è davvero molto stimolante anche se, non lo nascondo, a volte molto, molto impegnativo. Una cosa che mi piace molto (mi è venuta in mente proprio ora e voglio verificare presto) è l’età media dei collaboratori Impertek: credo sia davvero molto bassa. Molto alta invece è la presenza di personale femminile presso il nostro team.
Quando non lavori cosa fai?
Sono in una fase della mia vita professionale in cui non è più così distinta la linea tra lavoro e vita privata: a volte lavoro molto di più nella mia ora di corsa quotidiana, che non mentre sono seduto alla scrivania. Il tempo libero è dedicato allo sport (corsa, crossfit, bicicletta e tutto quello che mi consente di muovermi e di stare all’aperto), ai viaggi, che mi consentono di incontrare sempre nuove persone a cui “rubare” almeno una cosa positiva (una parola, un gesto o un modo di dire interessante), al cinema, a qualche museo e, ovviamente, da buon italiano, all’ottimo cibo e al delizioso vino.
Un sogno nel cassetto?
Diciamo che ho un cassetto condiviso da molti sogni… Ma ho imparato che non bisogna mai anticipare nulla finché non è certo. Diciamo che lo sviluppo dell’organigramma è un aspetto che mi affascina e coinvolge molto.
Allora nella prossima intervista ci parli di un paio di sogni…